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Qualcosa di Straordinario - Recensione

23/02/2012 | Recensioni |
Qualcosa di Straordinario - Recensione

Una famiglia di balene intrappolata sotto i ghiacci dell’Artico nel 1988, poco tempo a disposizione per salvare le loro vite: un episodio che commosse persino le due superpotenze USA e URSS alla fine della Guerra Fredda che le aveva divise per anni. Una storia vera, una storia di sentimenti più forti delle divisioni politiche.
Ottobre 1988. Nella gelida cittadina di Barrrow in Alaska il giovane cronista locale Adam Carlson (John Krasinski) non vede l’ora di lasciare la piccola provincia per nuove opportunità lavorative. Ma proprio quando il futuro sulla sua carriera è incerto, ecco che gli si presenta una grande opportunità. Per caso scopre tre balene, madre, padre e cucciolo, intrappolate sotto una spessa lastra di ghiaccio che consente loro di respirare solo attraverso un piccolo foro. La notizia fa immediatamente precipitare sul posto Rachel Kramer (Drew Barrymore), un’appassionata volontaria ambientalista amante degli animali nonché ex fidanzata di Adam. Con pochissimo tempo a disposizione, Rachel e Adam, con l’aiuto di Nathan (l’esordiente Ahmaogak Sweeney) un undicenne nativo dell’Alaska, organizzano una coalizione fatta di abitanti del luogo, giornalisti a caccia di scoop, compagnie petrolifere, militari statunitensi e russi, per realizzare l’obiettivo comune di liberare le balene facendo percorrere loro il lungo tratto di ghiaccio che le separa dal mare aperto prima che l’esiguo spazio per respirare si chiuda conducendole a morte sicura.
Una strana alleanza in nome di una comune causa ambientalista fa lavorare a braccetto nazioni normalmente schierate una contro l’altra. Gli Stati Uniti infatti, dopo aver fallito l’operazione di salvataggio delle balene attraverso una grande chiatta che doveva essere condotta tra i ghiacci dal colonnello Scott Boyer (Dermot Mulroney), ritengono che la missione sarebbe stata impossibile senza l’aiuto di una nave rompighiaccio sovietica, l’unica disponibile in quel momento.
Un ‘disgelo’ nella Guerra Fredda proprio tra i ‘ghiacci’ del Circolo Polare Artico! L’ovvia metafora parla da sola nella facile scena finale ad effetto in cui la nave rompighiaccio sovietica, comandata da militari amanti della vodka (!), sfonda di prepotenza un’altissima barriera di ghiaccio che blocca l’uscita dei cetacei in mare aperto.
La vicenda è stata raccontata dal giornalista Thomas Rose nel libro “Freeing the Whales” pubblicato nel 1989. La storia narrata da Rose nasce come un articolo sul giornale “Spy Magazine”, l’impulso mediatico venne però dato da un video girato da un fotografo di cronaca locale che documentava le immagini di una delle balene che respirava con difficoltà tramite un foro praticato nel ghiaccio e che passò alla NBC durante il telegiornale nazionale della sera. Ed ecco l’interesse pubblico internazionale e i soliti media piombare sulla gelida cittadina. Non solo, l’allora Presidente Reagan focalizzò il problema durante la campagna elettorale del mese di novembre per la vice-presidenza di George W. Bush.
Dopo la commedia La verità è che non gli piaci abbastanza del 2009 (sempre con la Barrymore protagonista), il regista Ken Kwapis si mantiene su toni leggeri prendendo questa volta una direzione più “verde” che “rosa”. Ma il retrogusto mieloso non cambia. E tra volenterosi cronisti in erba desiderosi di evadere da piccoli network locali, giovani e belle giornaliste televisive arriviste in cerca di scoop, avidi petrolieri convertiti alla causa animalista, strani inventori di macchine sciogli-ghiaccio, fino al Presidente Reagan che vuole rivitalizzare la sua immagine, la vicenda assume contorni da favola, anche quando si vuole mostrare la fitta rete di interessi che si nasconde dietro la grande cassa di risonanza di eventi eccezionali. Ma soprattutto quando si tratta di far virare l’egoismo del mondo verso un improbabile slancio per il bene comune.
Buonismo à go-go, lieve e (troppo) innocente spruzzatina di critica ai media, sentimentalismo ambientalista che punta al grande pubblico di tutte le età. Qualcosa di ‘poco’ straordinario, facile facile, molto soffice e un po’ ruffiano.

Elena Bartoni

 


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